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 ” … Una ricerca, quella di Santo Fraschilla, che si vena di spiritualità metafisica, che s’interroga sul perché delle cose. Domande, ma non risposte. Suggerimenti, ma non affermazioni. Attraverso le immagini fotografiche. Immagini che si caricano delle sottili inquietudini di chi osserva un cielo d’un azzurro gémmeo solcato da nuvole di consistenza lemurica, fragili giochi di vapori in balìa del vento, che diventano simbolo della umana fragilità. Pochi i segni della presenza umana: case diroccate nella solitudine d’una campagna brulla, binari ferroviari che si lanciano verso mete invisibili, campi arati per indefinite colture. Paesaggi reali, quelli delle colline Iblee, colti in varie stagioni e in varie determinazioni della luce, ora brumosi di nebbie impalpabili ora affogati di sole calcinante, che assumono il valore di correlativi oggettivi del dubbio e della speranza, della ricerca e dell’inquietudine, della consapevolezza e del sogno.”

Domenico Seminerio (Scrittore)

” … A Fraschilla interessa l’essenza, l’anima di ciò che fotografa; per trovarla non cerca l’attimo fuggente ma il tempo lungo e le sue infinite possibilità; tutte finalizzate a creare una percezione nè accomodante, nè rassicurante. In questo più che al fotografo Giacomelli  è più vicino all’essenzialità dell’estetica dello scultore Giacometti. Fraschilla cerca questo tempo lungo, paradossalmente, attraverso l’unico oggetto inventato dall’uomo capace di intrappolare, in una frazione di secondo, il presente assoluto. E in realtà è proprio il presente assoluto l’unico in grado di “dilatare” un tempo umano definibile, percepibile, pensabile… “

Massimo Papa (Direttore Casa della Memoria e delle Arti – Palazzo Trao – Vizzini)